12 Settembre 2024 Il Tipografo

#IlTipoCREA un libro

Parte 1: conosci il tuo nemico

Quando si pensa al mondo della tipografia e della stampa, uno dei primi prodotti che saltano in mente è sicuramente il libro.

Con il termine libro si intendono però un’infinità di oggetti diversi, perché il libro può essere contenitore di tematiche molto differenti tra loro e, come oggetto fisico, può avere forme e struttura interna ogni volta diversi.

Nel nostro caso, il processo di creazione del libro è molto fluido. Il suo mutare è dovuto al fatto che Il Tipografo è contenitore di due entità differenti: la tipografia, Il Tipografo appunto, e la casa editrice, EDITO. Questo significa che noi possiamo trattare il processo di “fare un libro” in modi differenti, da stampatori e da editori; e fidati, c’è un mondo di differenza. Trattandosi questa della rubrica #iltipoCREA, in questo articolo approfondiremo il processo dal punto di vista dello stampatore; se vorrai, in futuro, ti parleremo anche dell’esperienza come editori.

Anche se così facendo abbiamo già ridotto l’argomento, il mondo della creazione di un libro è immenso. Questo articolo sarà necessariamente diviso in più frammenti, nelle quali, di volta in volta, tratteremo un argomento.

Se nel sottotitolo hai letto Conosci il tuo nemico è perché, prima di parlare di come si costruisce un libro, vogliamo dedicare questo primo articolo a descrivere le varie parti che compongono un libro; bisogna conoscere il proprio nemico, prima di essere pronti ad affrontarlo!

"Alle origini, il libro era una raccolta di fogli,
su cui era stampato un testo, cuciti assieme.
Niente copertina e, almeno ai primordi, niente titolo.

"

Oggi il libro si costituisce come un testo che è però avvolto da un certo numero di altri elementi, verbali e non verbali (nome d’autore, titolo, prefazione, ecc.) che hanno la funzione di presentare il testo; questi elementi, e i supporti su cui essi si inseriscono (copertina, controcopertina, fascette, frontespizio, ecc.), fanno da intermediari verso il mondo esterno, quello dei lettori. L’insieme di tutti questi elementi costituisce quello che in linguaggio specifico si chiama paratesto.

Il paratesto

Copertina

La copertina si porta appresso, nel nome, la povertà delle origini; inizialmente offriva al libro solo il rivestimento necessario alla conservazione.

Sui suoi spazi si sono poi progressivamente appuntati: titolo, autore, sottotitolo, editore, collana, ecc. Quando lo spazio offerto dalla copertina non basta, l’opportunità viene raddoppiata e triplicata, grazie alla sovracopertina – una copertina esterna e rimovibile – e alla fascetta su cui solitamente si appuntano premi, particolari recensioni ricevute dal volume.

I risvolti di copertina e la quarta di copertina ospitano solitamente la trama, notizie sull’autore, oltre alle informazioni tecniche quali il prezzo, il codice ISBN – International Standard Book Number, un numero che identifica un titolo -, l’editore e lo stampatore.

Al confronto con la copertina, il dorso (o costola) è asciutta e sobria; vi sono posti il titolo, l’autore e la casa editrice.

Frontespizio

Il termine francese frontispice dal quale deriva richiama volutamente il frontone del tempio classico; e in effetti fino a un paio di secoli fa la pagina di frontespizio si presentava decorata sontuosamente, con la scrittura, sovente ridondante, racchiusa in una decorazione varia e elaborata.

Anche oggi questa pagina, che in definitiva ripete indicazioni già fornite dalla copertina, è preceduta da una sequenza di fogli: le sguardie, pagine totalmente bianche, la pagina con l’occhiello – cioè contenente il solo titolo e, a volte, l’autore – e una o due pagine con indicazioni editoriali varie. Il tutto pare fare al frontespizio da rituale o sipario.

Retrofrontespizio
e colophon

Insieme, costituiscono l’impronta digitale, la carta d’identità del libro. Nel retrofrontespizio troveremo il titolo originario dell’opera (se tradotta, o se il titolo è stato mutato), la data della prima edizione e delle successive, l’indicazione dei diversi editori, il copyright; quindi, ancora, vi saranno registrati i nomi dei traduttori, dei redattori, degli autori delle illustrazioni, del grafico, i ringraziamenti per quanti hanno collaborato al libro.

Il colophon (o “finito di stampare”) dovrebbe contenere alcuni elementi fissi: data – o la dicitura s.d., cioè senza data – e luogo di stampa.

"In ultima analisi, tutta la forma deve scaturire dal carattere.

"

Paul Valery

Questa citazione Valery, scrittore e poeta, si riferisce al ruolo rivestito dal carattere (o font) all’interno dell’opera editoriale; secondo lo scrittore la pagina del libro deve possedere una vera e propria qualità d’arte, ottenuta lavorando sulle proporzioni e l’equilibrio tra “le masse di nero puro” dei caratteri disposte sul “campo purissimo” del foglio di carta.

Le masse di nero puro dei caratteri meritano, in definitiva, uno spazio a sé. Per questo ti spoileriamo che prossimamente uscirà una rubrica dedicata solamente al mondo dei font.

Stay tuned!

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